Il più famoso monumento di Livorno è sicuramente il Monumento ai Quattro Mori, anche se sono numerose le opere scultoree che impreziosiscono i parchi e le piazze della città portuale toscana. Il 18 novembre 2013 sul lungomare labronico è stata inaugurato il Monumento al Marinaio, realizzato riutilizzando una splendida scultura realizzata tra il 1926 ed il 1927 dall’artista Cesare Tarrini. La statua in marmo originariamente era destinata ad ornare la tomba di un marinaio all’interno del cimitero comunale dei Lupi.
Con il passare del tempo era stata rimossa e conservata nei magazzini di Palazzo Civico. Grazie ai finanziamenti dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia e con il sostegno economico del Rotary Club Mascagni, l’opera plastica è stata mirabilmente restaurata ed utilizzata per creare il nuovo monumento cittadino. Passeggiando sul meraviglioso lungomare di Livorno, dopo l’Accademia Navale, in direzione di Antignano, all’altezza dell’Ippodromo Caprilli s’incontra uno slargo con una spalletta da cui ammirare il mare. È una zona molto amata dai Livornesi che nelle belle giornate di sole si soffermano sugli “scoglietti dell’Accademia”, gli scogli che costeggiano le mura di cinta dell’accademia e ai quali è possibile accedere da una scaletta in pietra.


In occasione dell’inaugurazione davanti alla statua è stata recitata la Preghiera del marinaio, scritta da Antonio Fogazzaro nel 1901. Ne riportiamodi seguito il testo:
“A Te, o grande eterno Iddio,/Signore del cielo e dell’abisso,/cui obbediscono i venti e le onde, noi,/uomini di mare e di guerra,Ufficiali e Marinai d’Italia,/da questa sacra nave armata della Patria leviamo i cuori. /Salva ed esalta, nella Tua fede, o gran Dio, la nostra Nazione. /Dà giusta gloria e potenza alla nostra bandiera,/comanda che la tempesta ed i flutti servano a lei;/poni sul nemico il terrore di lei;/fa che per sempre la cingano in difesa petti di ferro,/più forti del ferro che cinge questa nave,/a lei per sempre dona vittoria. /Benedici, o Signore, le nostre case lontane, le care genti. /Benedici nella cadente notte il riposo del popolo,/benedici noi che, per esso, vegliamo in armi sul mare. /Benedici!”